Come guarire dal cancro?
Oggi ti voglio presentare Sara, una ragazza giovanissima guarita dal Cancro al Seno grazie alla forza del suo sorriso e alla determinazione dei suoi pensieri.
La cosa più bella del web è la possibilità di dare la parola a tutti, di raccontare attraverso parole scritte la propria testimonianza condividendola con tutto il mondo, perché non c’è niente di più forte del sostegno e del coraggio che possono infonderti le persone attorno a te, anche se si trovano a km di distanza.
Ho avuto modo di farle qualche domanda in merito alla sua esperienza, e questa è la prima parte dell’intervista fatta. Se ti piace ricordati di condividerla o di lasciare un messaggio alla fine del post.
Quando ti hanno fatto la diagnosi di cancro al seno avevi solo 23 anni.
Come hai reagito? Quali sono state le prime cose che ti sei detta?
Quando ho saputo di avere il cancro è stato davvero un fulmine a ciel sereno. Ero andata da sola in ospedale perchè mai avrei pensato di avere un tumore. Questa visione di immortalità quando si è giovane è assolutamente fantastica, non pensi ti possa succedere qualcosa di brutto finchè non ti accade sul serio.
La prima cosa che ho fatto è stata chiamare mia mamma, le ho detto di mettersi seduta e che stavo bene. Non so descrivere cosa ho provato quando il medico ha pronunciato la parola “Cancro”, sono state tante emozioni tutte insieme.
Però fin dal primo momento sapevo che ce la potevo e ce la dovevo fare.
Non sono mai stata arrabbiata con il mondo per quel che stava accadendo nella mia vita. E’ stato tutto così veloce che non ho avuto il tempo di soffermarmi sulle cose negative e piangermi addosso.
Certe volte mi sembrava di essere la protagonista di un film, ho fatto fatica a credere che stesse accadendo proprio a me. Uscita dall’ospedale ho pianto per una giornata intera poi ho affrontato di petto la malattia, non avevo scelta.
Chi ti ha supportata? Chi c’era al tuo fianco?
Chi mi ha supportata… Sicuramente TUTTI!
Mamma, Papà, mio fratello, amici, parenti, vicini di casa, colleghi ecc.
Tutti facevano il tifo per me.
Ma il supporto più grande è stato quello per me stessa. Sapevo che tutto dipendeva da me, che la responsabilità della gestione della malattia era nelle mie mani. Io potevo scegliere se abbattermi o combattere, e scelsi la seconda, ovviamente.
Come hai affrontato la malattia? Se io potessi vedere un film di ciò che vedevi, sentivi e percepivi in quei mesi, cosa vedrei?
Ho affrontato sempre tutto con il sorriso.
Ho sempre cercato di rimanere focalizzata sulle tante cose da fare per andare incontro alla guarigione il più presto possibile, anche quando ero molto agitata.
Io vedevo la luce alla fine del tunnel e correvo sempre più forte per raggiungerla il più velocemente possibile.
Ricordo che chiedevo a tutti di non piangere, non di fronte a me.
L’unico aiuto che volevo era quello di non farmi sentire malata perchè se gli altri ti trattano da malato è facile che poi tu creda davvero di esserlo.
Uscivo di casa sempre ben truccata e ben vestita, continuavo a vivere la mia vita come se nulla fosse ma con un amore in più per ogni secondo della mia giornata.
Chi mi vedeva non avrebbe mai potuto pensare che stessi passando quel dramma e questo mi ha permesso di evitare di parlarne in continuazione.
Non ti nego, però, che quello che avevo dentro era come un vulcano in eruzione: contenere i pensieri negativi era difficile e mi trovavo a piangere nel letto da sola.
Sicuramente era il modo migliore per sfogarmi e tirar fuori la rabbia che probabilmente mi accompagnava da molto tempo.
Se non mi è concesso più di ridere perché ho il cancro, è come se fossi già morto. Bisogna essere capaci di guardare un film comico, raccontare barzellette, continuare a vivere. Non serve tornare continuamente sull’argomento; sarebbe come ricevere l’estrema unzione tutti i giorni.
Cosa ti dicevi per guarire dal cancro? Com’era il tuo dialogo interiore?
Mi ripetevo tutti i giorni che sarebbe passato presto e cercavo di pensare solo a cosa di positivo mi avrebbe portato questa situazione.
Per esempio un seno nuovo! Quando lo dicevo alla gente mi prendevano per pazza, era divertente vedere le loro facce. Io cercavo di sdrammatizzare e loro erano concentrati solo sul lato negativo della questione.
Cosa potevo fare di diverso? Ormai ero in quella situazione, cercavo semplicemente di trarne qualcosa di buono per me e di sorridere.
Cosa ti ha permesso di comprendere la malattia?
La malattia mi ha resa consapevole di molte cose. Mi ha permesso di andare dentro di me e scoprire chi sono veramente.
Ho compreso che la mia vita non mi piaceva, stavo vivendo la vita di qualcun altro probabilmente per non deludere le aspettative di altri.
Ho sempre aspettato il momento giusto per fare qualcosa, ma quel momento non arrivava mai e così rimandavo ciò che più mi piaceva fare e quindi non ero felice.
Oggi ho modificato completamente questo aspetto del mio carattere, quando voglio una cosa faccio di tutto per ottenerla.
Oggi vivo davvero la mia vita e faccio solo ciò che mi piace e mi fa star bene.
La guarigione è la libertà dalle preoccupazioni.
La guarigione è vivere e non far finta di vivere.
La guarigione è la gratitudine.
La guarigione è l’equilibrio.
La guarigione è lasciarsi andare.
La guarigione è l’energia del momento.
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Spero che ti sia piaciuta questa prima parte dell’intervista, leggi la seconda parte cliccando qui e iscriviti adesso alla Newsletter per non perderti nessuna delle prossime speciali testimonianze!
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