Riprendiamo l’intervista di un paio di settimane fa fatta ad Arianna Monaldi sulla Fibromialgia, se ti sei perso la prima parte puoi rileggerla cliccando qui.

Arianna racconta la sua esperienza nell’affrontare la malattia di sua madre, una malattia definita incurabile dalla medicina tradizionale.

numero6E oggi? Com’è cambiato il tuo approccio?

Oggi ringrazio Rossella, mia mamma, per avermi insegnato a non arrendersi, a cercare in noi le risposte, a vivere con amore questa vita che è il regalo più prezioso. Mi ha insegnato a non fermarmi a come le cose sembrano, ma a cercare, ad essere curiosa e a studiare; mi ha insegnato ad amare i libri perché rendono liberi, mi ha insegnato che la fantasia può creare un castello di amore in cui il dolore si attenua.

Spesso mi sento dire che ho tanta fantasia; è vero, se dovessi descrivermi con una parola sarebbe probabilmente “fantasia”.

La “fantasia” mi ha salvata dal grigio. Crescendo sentivo che la via dell’odio e della rabbia verso gli altri espressa in quel modo non avrebbe aiutato nessuno. Sono entrata inseme a mia mamma nel mondo della crescita personale che all’inizio rifiutavo. Mi sembravano tutte sciocchezze.

Chi l’avrebbe mai detto che quel mondo sarebbe diventato la mia vita, il mio lavoro?

Piano piano il cammino si è costruito e un tassello dopo l’altro siamo cresciute in questa personale e formidabile avventura al femminile. La rabbia si è trasformata in volontà di farcela: è vero che da soli si arriva prima ma tenendosi per mano si va più lontano. Ho compreso che non avrei mai potuto lasciarla sola perché ognuno di noi ha bisogno di una lezione che può imparare dall’altro.

Per il tempo che ci sarà dato vivere insieme ci terremo per mano.essere-felice-arianna-monaldi

Stare a fianco ad un fibromialgico è dura, immensamente dura. È faticoso e a volte si vorrebbe gettare la spugna, soprattutto perché non si vede il traguardo, il giorno in cui la malattia se ne andrà. Se però spostiamo gli occhi da quel traguardo vediamo che c’è un cammino bellissimo, da fare ogni giorno, inseme.

Quando il dolore è forte ci si può fermare per ricevere e donare ricariche d’amore e poi si riparte lentamente, ognuno con le sue ferite che contengono una storia da narrare. È importante non smettere mai di rimanere centrati su noi stessi.

numero7Quale pensiero, quale modi di credere e vivere può essere utile per stare vicino ad una persona che convive con la fibromialgia?

Cosa c’è per noi parenti di fibromialgici? Quale lezione da imparare c’è per noi? Quale dono?

Farsi queste domande aiuta moltissimo. La mia risposta mi ha permesso di arrivare a dove sono ora.

Come possiamo aiutare chi amiamo a vivere con la fibromialgia? AMANDO noi stessi per primi, conoscendoci e accettandoci sarà più semplice tendere la mano. Spesso a loro basta semplicemente essere ascoltati e creduti. Aprite loro il cuore e non soltanto le orecchie. Le orecchie si stancano di ascoltare il dolore, il cuore no!

Il cuore non si stanca mai perché trasforma il dolore in amore e lo rimette in circolo. Ascoltare con le orecchie dopo un po’ diviene insopportabile: aprite loro il cuore e l’amore saprà sciogliere le membrane di dolore che dividono i fibromialgici da chi sta loro attorno.

Parlate di questa malattia a quante più persone possibili perché ciò che non si conosce spaventa e isola. Ciò che si conosce fa sentire un po’ come a casa, ci coglie meno impreparati e ci fa sentire in compagnia.

numero8Che ruolo hanno le emozioni in tutto ciò?

Crescendo ho iniziato a comprendere come le emozioni abbiano un ruolo fondamentale nella nostra vita; le emozioni hanno un impatto notevole sulla salute e questo, come Coach Louise Hay, lo sperimento quotidianamente nel mio lavoro.

Quando lavoro con clienti che vengono da me chiedendomi come sostenere la vicinanza di una persona malata esorto sempre a far luce su quelle che sono le loro risorse e sul cosa ci sia per loro in quella determinata situazione.

Il percorso che mi ha portata alla mia professione di Life Coach mi ha permesso di curare le mie ferite e di vivere la vita in un modo nuovo, come un’opportunità e non come una lotta.

Quando apriamo le braccia creiamo un flusso e permettiamo alle esperienze di fluire; se ci chiudiamo in noi stessi blocchiamo quel flusso e restiamo intrappolati proprio nella lezione che ci rifiutiamo inconsapevolmente di imparare.

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La svolta è stata nell’accettare la fibromialgia della mamma.

Passatemi il termine “accettare” in questa accezione: per “accettare” non intendo rassegnarmi e dire “ok  le cose sono così e non c’è soluzione”, bensì intendo “accogliere ciò che la vita mi presenta aprendo le braccia per cogliere quale lezione c’è lì per me, in modo che le cose possano fluire e cambiare”.

Accettare non è essere passivi, non è rassegnarsi; accettare è riempire il momento presente e le sue circostanze con l’amore che abbiamo dentro e comprendere cosa ci sia lì per noi perché solo così avverrà il cambiamento.

Accogliere e comprendere è la via più breve per cambiare. Finché c’è lotta non può esserci cambiamento e questa è la più grande lezione che ho imparato dalla vita fino ad ora.

numero-9Dove siete ora tu e tua madre?

L’Odissea mia e della mamma continua e navighiamo in acque tempestose e calme: a volte la fibromialgia si fa sentire in maniera fortissima, a volte lascia un po’ di tregua.

Le nostre mani restano sempre strette l’una all’altra e le braccia aperte perché la vita dopotutto è davvero un regalo e le lezioni da apprendere non mancano mai. Sono certa che torneremo ad “Itaca”, come Ulisse con tante consapevolezze in più. Questo viaggio ci ha cambiate e ancora ci cambierà.

Una cosa ancora voglio dire a chi, come me, ha vicino una persona fibromialgica: permettetevi di guardarvi dentro e conoscervi perché questo vi darà la forza per cambiare e proseguire il vostro viaggio.

La mia rabbia ha conosciuto sfoghi ecologici e la fibromialgia della mamma mi ha spinta a conoscere i miei lati ombra per far sì che io li potessi illuminare e pulire. Non so dove saremmo oggi senza “cani e coltelli” però, nonostante il dolore e le sofferenze vissute, mi piace chi sono oggi e sono grata alla vita.

freccia-giuGrazie ad Arianna per questa meravigliosa testimonianza!

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