«We don’t need a tumor to love life»
È con questa frase del suo commovente discorso all’Onu che Andrea Caschetto conquista il fragoroso applauso dei presenti, in occasione della giornata mondiale della felicità 2016.
Ma chi è Andrea Caschetto?
Cosa lo ha portato a parlare alle centinaia di rappresentanti delle Nazioni Unite?
Sono molto orgogliosa di raccontarvi in breve la sua storia.
Nato il 23 aprile del 1990, in Sicilia, Andrea inizia a viaggiare all’età di 13 anni, ma a causa di un tumore al cervello, non riesce a fissare i ricordi delle sue avventure in giro per l’Europa: è stato in Lituania, Irlanda, Germania, mettendosi al servizio dei più bisognosi.
Nel 2005, a soli 15 anni, affronta quello che lui chiama il suo primo viaggio serio, l’operazione alla testa:
«anche quando sono stato costretto a letto, non ho mai smesso di viaggiare».
Così afferma, perchè è da lì che inizia l’avventura alla scoperta di sé stesso e delle sue infinite potenzialità. Dopo l’operazione, i medici gli avevano detto che il tumore non c’era più, ma che avrebbe avuto grandi difficoltà mnemoniche e di concentrazione, per cui gli sarebbe stato quasi impossibile trattenere qualsiasi ricordo e qualsiasi nuova esperienza.
Avrebbe dovuto, inoltre, condurre una vita calma ed equilibrata, a causa della stanchezza cronica.
Ma l’Universo aveva in serbo per lui molto di più.
Nel 2009, la chiave di svolta, l’illuminazione: Andrea accetta di andare all’inaugurazione di un centro pedriatico in un villaggio vicino a Joahannesburg, costruito con una raccolta fondi del liceo della sua città, Ragusa.
È al ritorno da questa prima esperienza in Africa che capisce come poter di nuovo ricordare:
«what touch our heart will be forever in our memories», perché ciò che colpisce i nostri sentimenti, rimane per sempre nella memoria a lungo termine.
Proprio con questa tecnica basata su emozioni e immagini, Andrea riesce a laurearsi in Media Marketing and Business allo Iulm e ad ottenere persino un Master in Cooperazione Internazionale per i popoli sottosviluppati.
Dal 2009 al 2013 Andrea colleziona tutta una serie di viaggi che lui stesso definisce “preparatori” in giro per il mondo, toccando Brasile, Australia, Stati Uniti e che gli consentono di capire come il richiamo all’avventura sia profondamente insito in lui.
Questi viaggi sono stati una sorta di allenamento, un rituale di iniziazione per il suo grande viaggio, quello del 2014, proprio nominato «il grande viaggio delle emozioni», racchiuso poi in un libro stupendo dal titolo «Dove nasce l’arcobaleno».
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Sette mesi, quanti sono i colori dell’arcobaleno, passati a contatto con migliaia di bambini degli orfanotrofi di Asia, Africa e America Latina.
Partito con soli 4000 dollari in tasca, Andrea aveva innanzitutto l’obiettivo di fare del bene a se stesso.
L’amore per sé è un concetto che ribadisce più volte nel suo libro e nel discorso all’Onu: «Il mio viaggio nasce innanzitutto per farmi stare bene, perché solo quando amiamo noi stessi possiamo amare gli altri».
«Dobbiamo credere in noi stessi, nel nostro potenziale, dobbiamo essere noi a decidere quando far spuntare l’arcobaleno, a far ritornare il sole dopo la pioggia, nella nostra esistenza. Perché i momenti brutti li abbiamo tutti, ma la vita va vissuta con il sorriso».
Questa voglia di sorridere ed emozionarsi, ha cercato di portarla anche ai bambini degli orfanotrofi, la cui energia e la cui esuberanza sono contagiose, nonostante le condizioni di emergenza in cui vivono.
Nel suo libro scrive «Ho visto la povertà vera e l’ho toccata, è dignitosa e colma di sogni», i sogni dei bambini il cui «sorriso parla di speranza, è adrenalina pura, è un inno alla vita».
Perchè Andrea ha voluto dedicare questo suo viaggio ai bambini?
Perchè, dice: «le culture sono diverse, sono degli adulti, ma i bambini restano sempre gli stessi, ed è quindi da loro che bisogna partire per stabilire e diffondere nel mondo l’ideologia della felicità e dello scambio d’amore».
D’altro canto, anche lui ha affrontato le grandi sfide della vita con lo spirito di un bambino, con questa voglia di vivere e con questo sorriso; è come se avesse voluto restituire tale amore, che ben conosce, a tutti gli altri bambini del mondo.
Oggi Andrea è soprannominato da tutti i suoi followers, quasi 200.000 solo su Facebook «l’Ambasciatore del sorriso» ed è stimato come una persona coerente con il messaggio che vuole trasmettere, nonchè di un’umanità e di una generosità infinite.
Parte dei proventi della vendita del suo libro, infatti, sono già stati donati ad Africa Milele Onlus per la costruzione della «Ludoteca nella Savana» in Kenya.
Vi lascio con la voglia di venire alla conferenza e di conoscere questo meraviglioso ragazzo con una sua frase, che un po’ richiama quella di apertura dell’articolo:
«Affrontate le vostre giornate ringraziando la vita. Solo così tutti i vostri problemi, non saranno solo tali, ma saranno delle piccole situazioni da trasformare in positività nel miglior tempo possibile».
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