<<Una volta un amico mi disse una parola molto semplice ma efficace: «accettazione!» Da quel momento tante nuove strade si aprirono nella mia vita.
Ora che ho perso la vista ci vedo di più!>>
Queste sono le parole che più mi hanno colpito di Michele quando l’ho intervistato per la prima volta su Skype. Ricordo come se fosse ieri l’emozione che mi hanno regalato quelle parole.
Ero nella mia stanza d’albergo a Koh Lanta, in Thailandia.
Era più o meno mezzanotte, finita la nostra chiacchierata rimasi nel letto per ore a guardare il soffitto e a ripensare alle sue parole. Dalla sua storia e da come la racconta Michele, credo ci sia davvero tantissimo da imparare.
Buona lettura e buon viaggio 😉
Michele raccontaci un po’ di te…
Ciao a tutti, mi chiamo Michele Romeo, sono una persona semplice, amo vivere e fare quello che tante persone fanno: studiare, seguire le mie passioni, prima tra tutte la musica.
A 18 anni ho perso la vista per colpa di una malattia e chiaramente da quel momento la mia vita è cambiata completamente.
All’inizio non è stato semplice, soprattutto in una realtà come la mia: Mazara del Vallo, dove sono cresciuto.
Oggi, invece, ho una carica diversa rispetto a qualche anno fa perché non percepisco più la cecità come un limite. Si, i limiti ci sono per certi aspetti, ma tante cose si possono affrontare facilmente.
Oggi vivo a Boston e sto imparando tantissime cose nuove grazie da altri ragazzi non vedenti che ogni giorno mi danno l’ispirazione.
Paradossalmente loro hanno meno difficoltà perché sono nati non vedenti e quindi da sempre sono abituati a fare cose che pian pianino anche io sto apprendendo, rispettando i miei tempi.
Ho imparato sia a vivere in questa nuova situazione ma allo stesso tempo è come se avessi ricominciato da zero una nuova vita.
Per darmi questa grande possibilità mi sono trasferito a Milano nel 2012 dove ho frequentato lo IULM laureandomi in lingue, e proprio lì ho conosciuto Andrea Caschetto che per me è stato un amico che mi ha aiutato tantissimo.
Dopo la laurea ho deciso di coltivare sempre di più la mia passione per la musica.
Suono la chitarra da quando avevo 10 anni e tra i 15 e i 19 anni ho realizzato delle composizioni che sono raccolte nel mio primo album “Leaves”.
Ti invito a visionare il documentario di Michele, interamente girato e realizzato da lui, dove racconta il viaggio intrapreso a San Pietroburgo con Andrea Caschetto. Un modo per dimostrare, ancora una volta, che non ci si deve lasciare sopraffare dal vivere una condizione difficile.
Il documentario si intitola “il nostro sguardo”, ti lascio il link qui sotto.
Cos’ha fatto per te la differenza in questi anni?
Il mio trasferimento da Marzara del Vallo a Milano, sicuramente… Sono passato da una piccola realtà circondato da amici e partenti ad una grande città senza punti di riferimento.
Milano mi ha dato tantissimo, mi ha fatto crescere, mi ha reso indipendente, il fatto di vivere da solo e girare con il bastone per la metropolitana mi ha fatto sentire più forte e mi ha fatto acquisire molta più fiducia in me stesso.
È da lì che ho ricominciato la mia nuova vita.
La mia città natale, per quanto mi piaccia, per quanto io ora possa apprezzarla molto di più rispetto a prima, è comunque un posto dove ho vissuto per la maggior parte del mio tempo da vedente, dove ho i miei punti di riferimento.
Quindi, ricominciare una nuova vita in un’altra città, è stato molto utile per spingermi oltre ai miei limiti e osare.
Ora vivo a Boston e se sono qui è perché grazie all’esperienza milanese mi sono fatto le ossa. Non so se avrei avuto il coraggio di prendere una decisione del genere se prima non mi fossi fatto le ossa a Milano.
Alla domanda: “Sarebbe stato meglio nascere cieco o diventarlo?” Michele risponde: “Assolutamente diventarlo, proprio com’è successo a me! Io almeno so che volto hanno mia mamma, mia sorella, i miei amici so com’è uno sguardo, un colore, un paesaggio!”
Mi capita spesso di confrontarmi con altri ragazzi ciechi e alle volte mi dispiace per loro perché chi è nato cieco non ha mai avuto la possibilità di sapere com’è fatto il mondo.
Loro, allo stesso tempo, sono quelli che mi spronano, che mi spiegano come fanno a fare certe cose, che mi danno la possibilità di mettermi in gioco. Sono per me fonte di grande ispirazione.
La cecità non mi limita poi così tanto. È un ostacolo, ma l’importante è avere un cervello che ti permetta di comunicare con gli altri.
Oggi, grazie alla tecnologia è tutto più semplice, non è più come 20 anni fa. Lì si che essere non vedente significava essere penalizzati.
Qual è l’ultima cosa che hai visto?
“Un paio di tette!” Ahahahah… Ironizza Michele.
Scherzi a parte… Non mi ricordo esattamente cos’ho visto l’ultima volta… È stata una cosa graduale… Ti direi che è stata la luce!
Quanto è importante per te la condivisione?
È fondamentale!
Noi impariamo in base a ciò che è stato e che viene condiviso.
È fonte di apprendimento sotto ogni punto di vista: narrativo o musicale.
Ogni esperienza è soggettiva, condividere il proprio vissuto con gli altri, con chi vuole sapere come affrontare una determinata situazione può essere molto utile. Per me è stato fondamentale sapere come altre persone hanno affrontato determinate situazioni e dalle loro condivisioni ho appreso tantissimo.
Esistono diversi tipi di condivisione.
La mia storia la racconto senza alcun problema perché penso possa essere di aiuto a tante persone per prendere spunto e per avere la spinta per non crogiolarsi in questa situazione.
Alle volte sento cose così stupide.
Persone che si lamentano per molto molto meno e che non si rendono conto di ciò che di bello hanno nella loro vita e di quello che possono fare.
Uno dei miei chitarristi preferiti, Jason Becker, a 21 anni gli è venuta la SLA; ora muove solo gli occhi e comunica tramite un computer.
Davanti a una cosa del genere come puoi continuare a lamentarti?
Un cieco può fare tutto, può avere la famiglia, può andare in giro da solo, può lavorare e togliersi gli sfizi.
Condivido la mia storia per il prossimo, per aiutare chi si trova in difficoltà, poi lascio agli altri come interpretarla.
Cosa ti ha tolto la vista?
Anni fa ti avrei fatto una lista di cose infinite. Oggi ho raggiunto un equilibrio tale che proprio non ti saprei dire.
Ci sono attività di vita quotidiana dove faccio fatica, come per esempio con i brani musicali. Sono più lento ad impararli, li studio a orecchio. Pazienza, arriverò dopo… Per ora!
Ascolta “Wind Of Spring”, canzone scritta e suonata da Michele:
Sono rari i momenti che avrei voglia di vedere…
Ormai ci penso pochissimo, ho accettato la mia condizione al 100% e la vivo serenamente.
Che cosa ti ha dato questa esperienza?
Un modo di apprezzare la vita in maniera più profonda.
Mi ha reso quello che sono e siccome sono felicissimo di essere quello che sono, va bene così.
Mi sento in equilibrio, sto bene così.
Ho avuto anche io le mie esperienze e mi sono goduto le mie relazioni. Oggi non sono alla ricerca della persona giusta, so che quando sarà il momento arriverà. Mi piacciono le cose spontanee, sincere, i rapporti veri.
Perché hai scelto di esserci il 10 Settembre?
Partecipare alla tua conferenza è per me una grossa opportunità per conoscere persone speciali e perché sono curioso di sentire altre storie straordinarie e imparare qualcosa da ognuno di loro.
Fai un saluto
Anche se sarò collegato via Skype da Boston, spero che possiate percepire la mia presenza il più vicino possibile.
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