Quanta forza può avere l’amore verso sé stessi? Cosa può portarti a realizzare ed a raggiungere? Il racconto di Maria Cristina parla di malattia, guarigione e rinascita, dimostrando che, se lo si vuole davvero, si può davvero guarire dal tumore.

Il suo è un racconto molto dettagliato, che ci aiuta ad entrare profondamente nei suoi pensieri e nel percorso difficile che ha affrontato.

Spero che potrai trarne insegnamenti preziosi e di valore per te stesso, anzi… ne sono più che certa!

Buona lettura 🙂

maria cristina: vivi senza paura

<<Prima di iniziare a raccontare la mia storia, voglio farti notare che, fino a Gennaio 2016, nonostante le diagnosi e successive cure a cui mi sono sottoposta, non ho mai smesso di recarmi costantemente al lavoro e di condurre la mia solita vita, a parte aver usufruito dei benefici di legge durante il periodo in cui sono stata sottoposta alla chemioterapia.

Il mio viaggio di malattia e soprattutto di guarigione inizia “apparentemente” (dico così perché poi ho compreso che era cominciato tutto molto prima, il giorno della mia nascita, ma ci arrivo dopo!) alla fine del 2010 in modo molto tradizionale: diagnosi di tumore al seno e approccio protocollato all’intervento di quadranctectomia nel Febbraio 2011 presso l’ospedale di Forlì prima, e alle terapie ormonali e alla radioterapia, iniziate nell’Aprile 2011, presso l’Irst di Meldola, poi.

Quasi folle il fatto che anche a mia madre fu diagnosticato il cancro in quello stesso periodo e che siamo state operate insieme, lo stesso giorno… occupando la stessa stanza.

Nella mia mente, fin dall’inizio, un solo pensiero: niente, nemmeno questo avrebbe potuto impedirmi di adottare mio figlio, proprio ora che era diventato adottabile, dopo tanti anni di attesa. Proprio ora che il Tribunale dei Minori mi aveva informata che avrei potuto adottarlo anche da separata, dopo aver perso qualsiasi speranza e aver visto riaprire la possibilità di coronare questo sogno oltre ogni previsione.

La mia ricetta di guarigione è stata in questo pensiero; e lo dico adesso, a posteriori.

Sono passata attraverso questa esperienza del cancro come tra le fiamme, senza bruciarmi.

Una settimana dopo l’intervento ero su un aereo per Berlino per partecipare alla fiera di settore con la mia azienda. Ho fatto la radioterapia per tutta l’estate, uscendo un’ora prima dall’ufficio, gestendo gli effetti sulla pelle e, confesso, facendo addirittura qualche seduta di solarium per non risultare troppo “verde”.

In più, nonostante le giunture di polsi e caviglie a pezzi a causa della terapia, ho ripreso a Maggio anche la palestra, nonostante tutto.

Il mio tumore era dimenticato, non era quasi nemmeno esistito.

E pensare che, molto probabilmente, il cancro si era presentato a causa del dolore avuto a seguito della reale possibilità di non poter adottare mio figlio quando, anni addietro, ebbi la certezza dei tradimenti che confermavano l’imminente fallimento del mio matrimonio.

Io e mia madre siamo persino andate insieme in Bielorussia a trovare mio figlio in Aprile di quello stesso anno. In nove anni non abbiamo mai perso l’occasione di un viaggio ogni 6 mesi: a lei va la mia eterna gratitudine per non avermi mai mollata.

Maria Cristina al mare

Nell’anno dopo l’intervento la mia unica ragione di vita è stata evitare che si sapesse che io ero una malata oncologica, cosa che avrebbe mandato nuovamente in fumo ogni possibilità di adozione.

Ci sono riuscita perfettamente.

Altro ostacolo all’adozione è stata la ratifica finale dei documenti, ma anche lì  tutto è andato per il meglio grazie ad un amico che mi ha permesso di non cadere in intoppi di stupida e ottusa burocrazia, dandomi utili consigli.

Anche a lui va la mia eterna riconoscenza.

Nel Marzo 2012, finalmente, io e mio figlio sbarchiamo a Fiumicino definitivamente e io tocco il cielo con un dito e, soprattutto, bacio la terra!

Nell’Ottobre 2013, quando tutto sembrava aver ripreso i binari convenzionali (avevo anche avviato una nuova relazione sentimentale), mi viene diagnosticato un tumore desmoide (fibromatosi desmoide aggressiva) al muscolo sternocleidomastoideo dx, presso l’IRST di Meldola.

Trattandosi di tumore benigno mi sono state date poche indicazioni.

Si trattava comunque di un tumore raro e dall’andamento poco prevedibile.

Nel Novembre 2013 mi sottopongo ad una visita presso un otorino a Forlì, suggerita dall’IRST, pensando ad un eventuale intervento.

Dato che si trattava di una malattia che non metastatizza, ma che, invece, tende a recidivare nelle zone limitrofe a quelle interessate, con un intervento mi avrebbero asportato molto tessuto oltre a quello già interessato dalla malattia.

Ho deciso quindi di rifiutare questo approccio.

Dopo un secondo incontro collegiale con oncologo e chirurgo presso l’IRST, poiché le opzioni terapeutiche prospettatemi non mi soddisfacevano, mi è stata data indicazione di rivolgermi all’INT di Milano.

Io stessa avevo già fatto ricerche on line presso le associazioni che in tutto il mondo si occupano di questa patologia e da varie parti mi era stato suggerito il nome del Prof. Casali dell’INT.

Nel Dicembre 2013 mi viene consigliata una chemio pediatrica: quaranta applicazioni con cadenza quindicinale.

Hai già letto la storia di Sara, guarita dal tumore al seno?

Mi viene spiegato che questo approccio è stato scelto dopo aver notato che, trattando i bambini con una chemio a basso dosaggio ma prolungata fino all’età in cui avrebbero potuto affrontare un intervento, il desmoide tendeva a stabilizzarsi nell’80% dei casi e anche a regredire, evitando problemi di recidive.

Accetto la chemio, che inizio in Dicembre 2013 fino a Marzo 2014.

Il desmoide però non risponde al trattamento e continua ad aumentare di volume.

A seguito di tale risposta negativa l’IRST, di sua iniziativa, stoppa la chemio e contestualmente prenota l’intervento: vengo contattata per informarmi di questa decisione per telefono e io, sempre per telefono, chiedo di non interrompere la chemio e rifiuto l’intervento.

Da Aprile 2014 la chemio mi viene somministrata con cadenza settimanale.

maria cristina: cancro al seno

 

La malattia inizia a rispondere, prima con stabilizzazione e poi con regressione.

In contemporanea con tutto ciò, la mia relazione, iniziata circa un anno prima, finisce. Durante questo rapporto sono costretta a sforzi fisici ed emotivi colossali. Ma, senza soffermarmi profondamente sulle cause di questo ennesimo fallimento, di lì a due mesi inizio una nuova relazione sentimentale.

Nel frattempo sopporto abbastanza bene la terapia per tutta la sua durata, gli effetti collaterali diventano un po’ impegnativi negli ultimi due mesi e, oltre ai fastidi più classici, mi accorgo di avere problemi alla vista, che mi verranno diagnosticati come cataratta bilaterale da cortisone e mi ritrovo un astigmatismo mai evidenziato prima.

Finisco la chemio nel Novembre 2014, vado in vacanza a Ischia e faccio un controllo dopo 3 mesi.

Nel frattempo inizio a portare gli occhiali per correggere l’astigmatismo che non mi permette di guidare in tranquillità.

A fine Gennaio 2015 mi vengono revocati i benefici INPS legati alla mia condizione di malato oncologico sottoposto a cure salvavita, nonostante io comunichi alla commissione la mia incapacità di riprendere a pieno ritmo (in realtà era più un fattore personale psicologico che una reale differenza nel ritmo di lavoro).

Questo per me significava far tornare tutto a come era prima: non avevo la forza né il coraggio di affermare chiaramente la mia impossibilità di riprendere in toto la mia vita come prima, soprattutto l’attività lavorativa.

Mi sentivo in fortissima sofferenza, anche se non lo ammettevo né a me stessa né agli altri.

Vivo questa situazione con senso di colpa e senza vedere alcuna via d’uscita. Mi immergo quindi di nuovo nel lavoro e nella mia vita con grande fatica e angoscia, quasi come se la terapia fosse stata fino ad allora una scusa per non guardare al mio quotidiano di sempre.

Nel Febbraio 2015 esito RM di controllo, malattia stabile.

Inizia intanto un intenso periodo di lavoro molto stressante.

Ad Aprile 2015 RM di controllo, primo rilievo di incremento dimensionale.

Maggio 2015 ulteriore lieve incremento dimensionale a RM.

Al mio ingresso nell’ambulatorio dell’INT la dottoressa Colombo, che mi segue fin dalla prima ora, dopo aver esaminato tutte le ipotesi che possano giustificare una così inaspettata ripresa della malattia, esordisce con:

“ma cosa è successo??”

Domanda alla quale, lì per lì, non so dare risposta se non pensando a qualche eventuale sforzo fisico di cui non mi fossi accorta.

L’INT inizia ad esporre la possibilità di ricominciare la chemio, ma io non ne voglio sentire nemmeno parlare.

Fino a Giugno 2015 si decide quindi di assumere un atteggiamento “wait and see” per capire se il desmoide abbia avuto solo un sussulto o se la progressione sia davvero ripresa.

maria cristina in viaggio

Sempre a Maggio, durante il controllo mammografico annuale in prevenzione all’ospedale di Forlì, l’altra dottoressa, che mi ha sempre seguita nei controlli per il tumore al seno, alla notizia della ripresa della progressione del Desmoide, esordisce con la stessa medesima domanda:

“ma cosa è successo??”

Questa domanda, postami due volte, da due medici in cui io riponevo fiducia e che sembrava aprire a possibilità fino ad allora inesplorate di causalità della malattia, inizia a lavorarmi dentro.

Il momento in cui non ho avuto più scelta è stato quando, a Giugno 2015, la RM mostra un’ulteriore incremento dimensionale.

In quel momento ho affrontato e soprattutto rischiato di venire sopraffatta dalla paura di morire come non mi era capitato nemmeno durante il decorso del cancro al seno.

Hai letto la storia di Silvia, guarita dal cancro al seno?

 

Nessuno aveva la risposta: il tumore benigno, ma estremamente aggressivo, era di tipo raro e io avevo già sfruttato tutte le poche risorse a disposizione.

Sapevo che a Milano mi avrebbero riproposto la chemio.

A quel punto, inizio un’assidua ricerca sulle cure alternative possibili e individuo nell’Ipertermia (cura che si basa sul portare la temperatura del tumore fino a 42 C° provocando danni soprattutto al sistema circolatorio, già poco efficiente, delle cellule tumorali) una possibilità concreta di terapia.

Da Giugno ad Agosto 2015 effettuo 10 sedute di ipertermia presso il Centro di Ipertermia Oncologica Pontiggia di Pavia, insieme ad una serie di trattamenti naturali quali timo opoterapico, vitamine ecc.

Eppure, la RM di Settembre riporta un ulteriore lieve incremento anche dopo questa terapia.

Sempre in Giugno mi reco a Firenze presso l’Associazione Pantellini ed inizio ad assumere l’ascorbato di potassio più ribosio, cura che si basa sull’effetto antiossidativo di queste sostanze sull’ATP cellulare.

Durante questo periodo le mie ricerche si intensificano insieme alla mia paura di non trovare una via di uscita per fermare la crescita della massa che nel collo inizia a diventare sempre più evidente e a darmi una serie di fastidi soprattutto nel dormire.

A quel punto, serviva una svolta dalla malattia

Approdo così, apparentemente per caso, al libro “Anatomia della Guarigione” della Dottoressa Erica Poli (psichiatra e psicoterapeuta) che mi apre una porta chiara, decisa e documentata scientificamente su un approccio completamente diverso alla malattia ed al suo significato.

Ti ho già parlato di Erica Poli in questo articolo dedicato alla fibromialgia, ricordi? Clicca qui per leggerlo.

Anatomia della Guarigione

Clicca sulla foto per acquistare il libro.

 

Acquisto quindi il cd di autoipnosi pubblicato sempre dalla Dottoressa Poli.

Sperimento questa tecnica per la prima volta e i risultati  che ne derivano mi spingono a contattarla per iniziare con lei un confronto rispetto alle mie percezioni della malattia, anche alla luce di ciò che emerge da ogni sessione di autoipnosi che pratico (con questa tecnica ho scoperto il mio “nodo” legato alla delusione patita da mia madre quando alla mia nascita realizzò che ero femmina, ma qui ancora io non ci capivo nulla).

Qualcosa, dentro di me, inizia a muoversi insistentemente e questa volta io lo ascolto.

Mi autorizzo ad ascoltare me stessa, mi permetto di guardare alla malattia come ad una manifestazione del mio corpo che vuole comunicare, mi permetto di identificare ed ascoltare le emozioni.

Dò un nome alla malattia e la chiamo Felicita. Inizio a rileggere la mia esistenza.

Nel frattempo, nella mia vita di tutti i giorni faccio ancora i conti con i medici, gli esiti, le ipotesi di cura, gli impegni di sempre e con tutte le paure da cui non capisco ancora di potermi staccare.

maria cristina con cane

A Settembre 2015 l’esito della RM di controllo dà la malattia sempre in progressione.

L’anelito però continua ad inseguirmi e io mi pongo domande rispetto a tutto ciò che nella vita mi ha messo a disagio creando rabbia, paura, senso di colpa, insofferenza e la domanda più coraggiosa diventa:

“quando ho fatto questo a me stessa?”

Questo è il mio passaggio dalla paura al coraggio e sarà da qui che uscirà la mia verità.

Intuisco che io stessa sono e sono stata il mio carnefice e che solo io posso liberarmi da questa sofferenza.

fumetto-con-cuoreQuesto è il punto di non ritorno, in cui è accaduta quella che io chiamo la magia del perdono, in cui ho sperimentato un’ondata travolgente di amore incondizionato per me stessa, in cui io ho definitivamente scelto di essere al mio fianco, in mia sola difesa e a mio solo beneficio.

Sperimento cosa si prova a sentirsi realmente sana e integra, a perdonarsi e amarsi incondizionatamente.

Mentre sono in quello stato, che io definisco di stupenda beatitudine, scrivo in diretta, a me stessa, una lettera d’amore come non ne ho mai ricevute prima e che custodisco preziosissima.

 

Da quel momento entro in un’altra dimensione, raccogliendo dal mondo intorno a me segnali piuttosto stupefacenti di come questo “salto” avesse modificato la mia realtà.

Non ho più ritrovato la paura che sempre più mi angosciava, ne posso ritrovare il ricordo quando la vado a cercare, ma l’emozione non c’è più.

La “vecchia me” continua però a tenermi legata alla modalità di vita per lei sicura e ammetto di essermi fatta quasi ingannare e di essere rientrata, apparentemente serena e motivata, nella mia vecchia vita, un po’ stupita di riuscire a starci dentro tranquilla.

 

Il mio viaggio, però non è ancora finito, l’anima continua a parlarmi attraverso il mio corpo e mi avverte che gli impegni presi vanno mantenuti.

Tra Ottobre e Novembre 2015 riprendo l’ipertermia potenziata in due sedute, accompagnata da chemio metronomica (a bassissimo dosaggio sulla falsa riga del metodo Di Bella).

Nonostante ciò, a metà Novembre 2015 la RM mostra un ulteriore un lieve incremento, all’INT e all’IRST diventano più perentori nel consigliare la ripresa della chemioterapia, mentre io ormai, addentratami nel mio cammino di conoscenza di me stessa, sono sempre più decisa a non accettare quell’opzione terapeutica.

Capisco il messaggio: non basta aver capito ciò che non ha funzionato, ciò che andava cambiato, se voglio sortire il risultato devo passare dalla verità alla libertà, mi devo liberare, devo saltare.

L’ultimo, grande, indispensabile, pauroso salto dove ti disidentifichi da tutto ciò che non è la tua vera essenza e che ti apre alle infinite possibilità.

cristina-cuore

 

Per me questo salto è stato avere la forza di agire nella mia vita, non per rispondere all’immagine io avevo dato di me, ma per essere me, indipendentemente dal giudizio degli altri. Dovevo abbandonare la veste di colei che ce la fa sempre, nonostante tutto, e che non molla mai e poi mai, a qualsiasi costo.

In questo senso affronto anche l’oncologo dell’IRST che mi segue da sempre e che mi riprende quando nomino la parola “Guarigione”, ricordandomi che per un tumore “non bisogna pensare alla guarigione, ma alla stabilizzazione della malattia”.

Tornata a casa da quella visita il disagio che sento è tale da costringermi a scrivere al medico per sottolineare che invece per me non esiste altra parola da usare perché quello è l’obiettivo che mi sono prefissata di raggiungere.

Così, dopo aver inviato i documenti al Cnao di Pavia nel Dicembre 2015, contro il parere dell’INT di Milano, e dopo essere stata ricevuta al Cnao il 16 Gennaio 2016, mi sono fermata.

Con grande fatica ho lasciato completamente andare ogni attaccamento alle sensazioni di mancanza e perdita legate a questa scelta, che implica cambiare tutto: dire in ufficio che ho bisogno di fermarmi totalmente e accettare l’idea, in cuor mio, che io devo lasciare quel lavoro.

Non importa cosa gli altri penseranno di me.

Intanto, ormai da mesi, perseguo l’idea di risolvere il mio problema agli occhi senza usare gli occhiali, lasciando che le mie tensioni emotive riflesse sui muscoli oculari si sciolgano e si portino via le mie difficoltà di visione.

Così accade, ci vedo sempre meglio (del resto lo avevo letto nel libro di Martin Brofman, se ce la fa uno, possono farlo tutti!).

Dal 16 Febbraio 2016 al 16 Marzo 2016 effettuo il trattamento di ioni carbonio al CNAO, anche qui mi viene detto che si pensa solo alla stabilizzazione della malattia.

Questa volta non ribatto nemmeno, tanto io so perfettamente dove voglio arrivare e ormai non ho bisogno di giustificarmi di questo con nessuno.

Questa terapia “quantica” mi ha costretta per 16 volte dentro una maschera estremamente costrittiva, dove sono entrata ogni volta in intimo contatto con me stessa a volte molto dolorosamente.

Il percorso è stato sia fisico che, soprattutto, spirituale.

Mi sono potuta e dovuta amare intimamente per portare a termine ogni seduta. La mia consapevolezza si è ulteriormente evoluta ed ho iniziato a sognarmi guarita.

cristina che ride

 

Rientrata a casa, a seguito anche di alcune sessioni di autoipnosi quantica della dottoressa Poli, approdo a questo nuovo salto: scivolo dolcemente sulla bella voce amica, che mi porta a contatto con me stessa e con altre dimensioni, dove la mia energia fluisce libera e luminosa, tra suono e luce, spazio e tempo, per arrivare al senza tempo.

Vado a creare la mia realtà, mi ricongiungo, mi espando, mi curo, mi amo e lascio che le probabilità di realtà si affaccino alla mia coscienza fluendo sulla curva del tempo eterno.

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Incontro il mio medico interiore e passo in rassegna le mie fedeli cellule e parlo al mio DNA nella sua lingua, l’amore.

Sento le vibrazioni della mia coscienza, mi esprimo in queste vibrazioni.

Che meraviglia!

Scivolo dall’autoipnosi al sonno, non so dove, non so quando, ma la mia coscienza rimane vigile in un’altra dimensione.

Lo capisco quando suona la sveglia e riemergendo, sulla soglia della consapevolezza, provo la mia prima sensazione di questo nuovo giorno: è “felicità perfetta” e un pensiero certo mi appare alla mente: “ho creato la mia realtà”.

Ho realizzato nelle notti successive che quella era la manifestazione del salto quantico che avevo compiuto tra veglia e sonno e che ora ne godevo appieno la verità.

Chi accetta di morire, chi muore a sé stesso, guarisce come se si reincarnasse in vita, accetta totalmente il messaggio della malattia, si disidentifica completamente.
cit. Dott.ssa Erica Francesca Poli

 

Sapevo cosa fare, dove andare e cosa avrei via via sperimentato e vissuto ad ogni livello di coscienza.

Sono entrata nelle mie vite parallele e ho visto la mia vita nella sua dimensione puntuale rispetto all’intero universo, mi sono sentita senza separazione, una, integra, completa, pluripotente.

Ho avuto la consapevolezza profonda di quando qualcosa che hai prima colto con la mente, poi ti entra nella coscienza e lo vivi, non solo lo conosci.

Non servono nuove parole per descrivere qualcosa che già ho dentro, che so: è così e basta. Le sensazioni stupefacenti che si accompagnano a tutto ciò sono difficilmente spiegabili, ma l’espansione della coscienza ora per me ha un chiaro significato, come lo ha il dialogo con la mia mente dottore con cui ora esiste una connessione perfetta e continua.

Alla fine di Aprile 2016 mi è stata imposta l’ultima scelta, quella alla quale non avevo ancora pensato e che essendo la più dura in assoluto non avevo mai voluto prendere in considerazione: la mia relazione si è interrotta in modo brutale e apparentemente inaspettato, lasciandomi con una ferita aperta di proporzioni enormi.

Ho capito che questo era il punto più dolente, la prova più grande, perché proprio nelle relazioni è sempre risieduta la paura più grande: quella di essere rifiutata dando così vita alla necessità di creare un’immagine di me, una maschera appunto, che mi evitasse quel dolore insopportabile, ma che mi costringeva a vivere lontano dalla verità di me stessa.

A quel punto la mia comprensione del concetto di disidentificazione è stato completo.

L’ultimo pezzo della mia vecchia vita non ha retto l’urto e si è staccato violentemente, un po’ come il serbatoio dello Shuttle si stacca dopo il decollo della navicella.

Io mi ritrovo all’imbarco di un aereo con destinazione ignota e non mi è permesso portare nulla, sono completamente nuda.

Quest’ultimo “colpo di coda” del destino mi fa capire come essere realmente me stessa: amarmi, non cambiarmi per paura di non essere amata e uscire dalla dinamica della paura di essere rifiutata.

Non preveda alcuno sconto e alcuna pietà, ma in questo risiedeva il suo vero valore di autenticità e di trasformazione.

Ogni volta che nel corso degli anni ho provato inconsciamente a “far passare qualcosa senza ripulirlo dalla maschera che sempre tanto mi ha rassicurata”, qualcosa lo ha fermato e distrutto, dandomi ogni volta l’occasione di emergere integra nella verità e nell’amore di me stessa.

Ora l’ho capito e soprattutto lo accetto completamente. 

“TU NON SEI QUELLO”, tu non sei mai quello che stai facendo, tu non sei quello che stai vivendo, tu non sei mai solo la tua malattia.
cit. Dott.ssa Erica Francesca Poli

Il messaggio che la mia “Felicita” mi ha amorevolmente portato, è stato finalmente decodificato del tutto.

Ora io sono oltre, oltre la mia Felicita, che ora è la mia Felicità e che per me è stata la porta d’accesso alla realtà profonda dell’universo e di me stessa, nel mio vero significato completo.

Da un anno e mezzo la mia malattia è in continua regressione;

ho superato la paura;

ho lasciato il lavoro in cui mi sono costretta per 20 anni e che ha contribuito a farmi ammalare (e questa è stata una lotta pazzesca con la paura, che ho stravinto);

ho rivisto tutta la mia vita alla luce del mio lungo e difficile percorso di salute: il mio incidente al volto avuto a 21 anni, la mia scelta universitaria fatta per seguire le orme di mio padre, le mie relazioni sentimentali e amicali sempre incrinate, la mia impossibilità di avere figli, l’endometriosi, la fecondazione assistita senza risultato, il fallimento del mio matrimonio, il cancro al seno, gli 8 anni di angoscia per riuscire ad adottare mio figlio (obiettivo che ho raggiunto nonostante tutto, cancro compreso!), il mio secondo tumore, la fine della mia ultima relazione che ha suggellato la fine della mia prima vita.

Ora posso dire (scusa se lo ripeto, ma ci ho preso gusto ormai…) che io non ho più paura e sono finalmente libera di essere chi sono realmente e di fare il lavoro per cui sono nata, di vivere la vita che voglio portando gli altri a conoscenza dell’immenso tesoro che ho scoperto e che risiede dentro ognuno di noi.

In una parola l’amore guarisce, ora lo so e una cosa è certa, non demorderò dal testimoniarlo in qualsiasi contesto!

Grazie per la tua attenzione e ancora complimenti per la tua “vittoria” e per quello che stai facendo. Questa è la realtà in cui vale la pena vivere e in cui continuare il viaggio.

Con affetto

Maria Cristina>>

Ringrazio tantissimo Maria Cristina per questa testimonianza: non ci sono molte parole che possono chiudere al meglio tutto ciò che ci hai raccontato!

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