La paura dell’abbandono e la dipendenza affettiva portano la persona a creare relazioni poco sane basate principalmente sulla paura di perdere l’altro. Una relazione dovrebbe essere, al contrario, costruttiva basandosi sul dare incondizionatamente all’altro e sull’amare se stessi in primis, per poter ricevere.
Oggi è Annalisa la protagonista dell’articolo e ti racconterà in sei domande come è riuscita a cambiare drasticamente il suo modo di pensare e di vivere una relazione.
“Ringrazio Vittoria per avermi dato la possibilità di condividere con voi la mia storia e la mia nuova consapevolezza.
Circa un anno fa, dopo aver letto un suo articolo sull’amore per se stessi, ho compreso che io non mi amavo abbastanza e così, in quel momento, mi sono decisa ad iniziare il mio percorso di crescita personale, affidandomi a lei.
Oggi voglio restituire il favore, nella speranza che le mie parole vi spronino a compiere i primi passi per migliorare la qualità delle vostre relazioni.
Ricordate: “La condivisione salva la vita!!”
Se ripenso all’Annalisa del 17 aprile 2016 (data in cui ho conosciuto Vittoria) era una donna in balia di una forte dipendenza amorosa che ripeteva sempre lo stesso schema: in ogni relazione che viveva mancava sempre qualcosa.
Quella Annalisa ora è lontana da me anni luce.
Per capirlo mi sono dovuta fermare, ho chiuso gli occhi e ricordato a fatica chi sono stata per molti anni della mia vita. Oggi non so più cosa voglia dire essere dipendente emotivamente e la paura dell’abbandono è, finalmente, un lontano ricordo.
Con quali occhi ti vedevi un anno fa? Cosa ti faceva soffrire?
Non mi vedevo per nulla, quello che vedevo di me stessa cambiava in base all’atteggiamento degli altri: se mi cercavano, consideravano, amavano, corteggiavano, allora la mia autostima era alle stelle, altrimenti non mi davo nessun valore.
Ero una persona sempre a disposizione perché avevo bisogno di sentirmi importante per qualcuno e di sentire che, in qualche modo, quel qualcuno dipendesse da me in modo da tenerlo al mio fianco.
Non mi piaceva stare sola perché mi obbligava a fare i conti con me stessa, a riflettere sulla mia vita, ad analizzare la mia parte più intima che non conoscevo e che mi spaventava.
Tutto ciò dipendeva dalla scarsa fiducia nel mio potenziale, dal fatto di vedermi poco interessante e comunque in continuo paragone con gli altri che, al mio occhio critico, vincevano sempre su di me e sulla considerazione che avevo io nei miei confronti.
Non avevo amore per me stessa e per questo cercavo continue conferme dall’esterno, avevo paura del giudizio degli altri e di non essere amata e accettata.
Non riuscivo a perdonare il passato; per anni ho avuto un brutto rapporto con mio papà, perciò ero sempre alla ricerca di una figura maschile di riferimento che colmasse quei vuoti che sentivo dentro, lasciati da una figura paterna inesistente.
La paura dell’abbandono era fortissima, unita alla mania del controllo ed ai pensieri negativi ed autodistruttivi che facevo e che mi portavano a vivere malissimo qualsiasi relazione.
Com’erano le tue relazioni, come vivevi i rapporti con gli altri?
Tutte le mie relazioni passate le ho vissute in balia dell’altro: un messaggio mancato o uno stato di Facebook a me poco chiaro potevano letteralmente rovinarmi la giornata.
Vivevo tutto con la paura e l’ansia che prima o poi quella storia sarebbe prima perchè non sentivo di meritarla, visto che non ero così speciale da poter attrarre qualcuno a me.
Ero gelosa, possessiva e sospettosa; passavo le giornate attaccata ai social network a controllare il mio Lui, a pensare che stesse succedendo qualcosa alle mie spalle e che sicuramente non ero abbastanza per quella persona.
Ero sicura che ogni altra donna poteva essere più bella, più interessante, più simpatica di me, perciò, per non essere lasciata, facevo qualsiasi cosa per piacere all’altro.
Anche se la persona con cui stavo non mi rendeva felice, io continuavo a rimanere al suo fianco sicura che sarebbe cambiata se solo fossi stata io all’altezza del suo amore. Quello che però non capivo era che, indipendentemente dall’amore che la persona mi dimostrava, a me non bastava mai, la mia insicurezza mi faceva vedere qualsiasi cosa come una minaccia per la relazione.
Cos’hai imparato da questo percorso?
Con Vittoria abbiamo lavorato tanto su di me, sul capire chi fossi veramente, sulla capacità di amarmi ed apprezzarmi per come sono, senza paragonarmi agli altri, ma vedendo solo il mio valore, la mia unicità.
Ho capito la differenza tra l’essere sempre a disposizione e l’essere disponibile.
Ho perdonato il passato e me stessa per non essermi amata prima.
Ho capito che i miei atteggiamenti andavano a colmare dei vuoti e che ero io ad avere il potere di decidere come comportarmi. Ho imparato a non farmi influenzare da quello che succede all’esterno e dal modo in cui mi trattano gli altri.
Ho lavorato molto sul controllo dei miei pensieri e sul fatto di indirizzarli sempre verso la positività e non sui film dell’orrore che facevo nella mia mente.
Ho accettato i cambiamenti della mia vita senza spaventarmi quando qualcuno entra e quando qualcun altro se ne va.
Come ti vedi oggi e come vivi le tue relazioni?
Ora amo stare da sola ed ascoltarmi, crescere e seguire la mia strada, i miei sogni e capire chi sono davvero.
Non sto più con una persona per non stare da sola e per sentirmi apprezzata.
Sono felice e in grado di essere io l’unica responsabile della mia felicità. Vivo le mie relazioni con serenità, senza l’angoscia di controllare ogni cosa, senza la paura che finisca e la morbosità di tenere a tutti i costi una persona legata a me.
Mi so ascoltare, so quello che voglio. Ora ho imparato a dire di no e a fare ciò che mi piace e non ciò che fa piacere all’altro. Mi amo davvero per come sono e non mi importa del giudizio degli altri.
Se un anno fa mi avessero detto che sarei riuscita a gestire anche storie a distanza senza vedersi e sentirsi tutti i giorni e senza la possibilità di controllare tutto, non l’avrei creduto possibile.
Invece, questa è davvero la conferma del mio effettivo cambiamento interiore. Ora so che per amare gli altri, per avere un rapporto sano con loro, bisogna prima amare se stessi.
Cosa significa per te dipendenza emotiva?
Per me dipendenza emotiva significa mettere la mia felicità nelle mani di qualcun altro e permettere a un’altra persona di essere responsabile dei tuoi stati d’animo, del tuo umore.
I rapporti di dipendenza affettiva non sono mai sani, poiché l’altra persona viene caricata di tantissime aspettative: deve dare delle conferme, deve colmare quei vuoti e quelle insicurezze che abbiamo dentro e che non si colmano mai.
Così, al minimo segnale di allontanamento dell’altro, ci si sente mancare la terra sotto i piedi, si diventa gelosi, possessivi e si controlla tutto per paura di perdere l’unica fonte di felicità.
Cosa senti di dire a tutte le persone che ti leggeranno?
Di osare, affrontare le proprie paure e vedere i cambiamenti come meravigliose opportunità. Credi in te stesso e prima di tutto amati.
Vivi la vita con leggerezza, facendo ciò che ti fa battere il cuore e solo con chi ti fa stare davvero bene.”
Ringrazio Annalisa per questa testimonianza.
Anche Annalisa era presente alla Conferenza del 10 Settembre 2017 a Milano: hai già rivissuto le emozioni di quel giorno? Sono disponibili le slide e le video registrazioni, che ti permetteranno di rivivere quella meravigliosa giornata!
Clicca qui o sulla foto qui sotto!
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