Mi chiamo Alessandra e, un anno fa, esattamente il giorno dopo il mio 33esimo compleanno, scopro di essere Fibromialgica.

La diagnosi arriva dopo due anni di lacrime, di dolori inspiegabili, di sintomi strani e di lotte continue con le persone a me vicine che mi davano dell’ipocondriaca, della depressa e della svogliata.

L’indifferenza, gli sguardi severi di chi invece avrebbe dovuto sostenermi ed aiutarmi a capire cosa stesse accadendo al mio corpo e perchè, facevano più male  di qualsiasi altro dolore.

Una mattina di febbraio, con le poche forze rimaste, decido di contattare un reumatologo e fisso l’ appuntamento. La Fibromialgia ti assorbe completamente, certi giorni ti limita al punto da non riuscire a compiere neanche i gesti più semplici.

Ti stende e non puoi far altro che arrenderti.

La diagnosi di Fibromialgia

Qualche giorno dopo, sono nel suo studio, con addosso dolori fastidiosissimi, e una stanchezza fuori dal comune.

Il medico mi visita ed ecco arrivare la sentenza:

“Lei è affetta da Fibromialgia, patologia sconosciuta a molti, della quale non si conoscono le cause e per la quale non esiste alcuna cura efficace”.

Rimasi in silenzio, un silenzio assordante per pochi minuti; minuti che sembrarono eterni.

Riuscii solo a salutare e andar via da quello studio di corsa, come se da lì a poco quella palazzina sarebbe crollata giù, colpita dal più violento terremoto della storia.

Scoppiai in un pianto inconsolabile: sentivo la vita abbandonarmi, vedevo solo buio intorno a me e per un attimo pensai davvero di perdere i sensi e di scaraventarmi al suolo.

Non accadde, anzi, ero lucida, e questa lucidità non faceva altro che pormi di fronte alla realtà, ad una realtà che sarebbe stata peggiore di qualsiasi incubo.

La mia vita non sarebbe più stata la stessa. Avrei dovuto rinunciare ai miei sogni, non sarei più stata in grado di sostenere i ritmi frenetici che avevano accompagnato la mia esistenza fino a quel momento: sono sempre stata una persona iperattiva, instancabile, indomabile.

In preda allo sconforto trascorrevo i miei giorni chiusa in camera, piangendo e disperandomi, tra un singhiozzo e l’altro.

La mente mi induceva a pensare al suicidio e cercavo il modo meno doloroso per dire addio al mondo, per liberare me e gli altri di un fardello troppo pesante.

Per i successivi due mesi questa era la quotidianità.

Ma poi accadde qualcosa che ribaltò la situazione e che riuscì a squarciare quel buio pesto e permettere ad un raggio di luce di fare il suo ingresso.

Durante una ricerca nel web, mi imbatto nel blog di Vittoria Diamanti, una delle poche testimonianze di guarigione dalla Fibromialgia.

Leggo la sua storia tutta d’un fiato; piango, ma sta volta di gioia.

Avevo ancora una speranza, nonostante la medicina tradizionale mi desse per spacciata.

Il suo modo di presentarti mi colpì profondamente, al punto che decisi di contattarla inviandole una email: mi sono fidata, non avevo alcun dubbio. Era lei la persona giusta.

La sua risposta non tardò ad arrivare.

Ci sentimmo al telefono e fissammo la data della prima sessione di coaching.

Quell’incontro, seppur attraverso uno schermo e nonostante l’ansia e la mia timidezza, fu l’incontro più amorevole, più amichevole e più significativo della mia vita.

Le raccontai di me senza filtri; era la prima volta, dopo mesi, che riuscivo a parlare del mio male. Mi sentivo stranamente libera di essere me stessa, libera di urlare quel dolore senza sentirmi giudicata.

Cominciò così il mio percorso con Vittoria contro la Fibromialgia.

Un percorso intenso, molte volte difficile,  un viaggio non organizzato per i meandri della mia anima, il viaggio più sorprendente alla scoperta di me stessa.

Scoprii con lei cos’è davvero la Fibromialgia, ne scoprii le cause e mi ritrovai ad un certo punto a parlare della malattia come una delle migliori compagne di vita: oggi la benedico e l’accetto.

La Fibromialgia era apparsa nella mia vita per indurmi a fermarmi, per risolvere l’irrisolto, per cambiare ciò che doveva essere cambiato.

Ho creduto per anni ed anni che la mia vita fosse straordinariamente felice, quando in realtà mi raccontavo bugie su bugie.

Ero ciò che non ero, ero quello che volevo vedessero gli altri, ero quello che gli altri volevano che fossi.

Non mi ero mai ascoltata, mi facevo andar bene tutto, non mi amavo.

Accontentare gli altri era per me quasi naturale: davo e inconsapevolmente volevo lo stesso in cambio, più davo più volevo ricevere, e se questo non accadeva andavo nel panico, mi sentivo ferita, frustrata, mi davo dell’incapace.

Non meritavo amore perchè non ero abbastanza, perchè non valevo un quattrino.

Ho capito che, per prima, dovevo ricevere da me stessa e che non era necessariamente il dare in modo quasi maniacale che implicava il ricevere.

Chi ti ama lo fa a prescindere da ciò che dai.

Chi non è al tuo fianco non c’è perchè non deve esserci e perchè è diverso da te.

Non possiamo piacere a tutti e non tutti possono piacerci.

Questa è la vita! È la normalità!

Il concetto ricorrente durante gli incontri con Vittoria era quello dell’amore per se stessi, concetto per me del tutto sconosciuto all’epoca.

Imparai a comprenderne il significato, capii che si tratta di un concetto vasto, che coinvolge ogni singolo aspetto della vita.

Amarsi implica un prendersi cura di sé a 360°.

Dovevo cambiare, creare nuovi schemi di pensiero e nuove abitudini se volevo davvero guarire.

Cominciammo con l’alimentazione, nutrendo il corpo con amore e con alimenti freschi e sani in grado di ossigenare le cellule del corpo per fornire loro energia.

Questo comportò un cambiamento radicale della mia dieta. Dovetti eliminare molti cibi, prediligere il crudo, eliminare gli zuccheri e bere molta acqua.

L’impatto fù durissimo, ma col tempo cominciai ad apprezzare, tanto da non poterne più fare a meno.

Oggi, ogni tanto, mi concedo qualcosina, ma senza esagerare; amo il mio corpo, amo me stessa e non metterei mai più a repentaglio la mia salute.

Ho assunto diversi integratori, che ho sospeso quando ho raggiunto l’asintomaticità dalla Fibromialgia.

Continuo ad assumere, però, magnesio, potassio e vitamina D, che tengo sotto controllo.

Dell’importanza della vitamina D nessuno, prima di Vittoria, me ne aveva mai parlato; quando mi propose di fare le analisi, scoprii dai risultati che ne ero carente in maniera grave e che, molti dei sintomi, erano correlati proprio ad essa.

Presi l’abitudine di fare delle passeggiate al mattino, anche quando il corpo urlava di dolore e si rifiutava di compiere anche il più semplice dei movimenti.

Tenni un diario di bordo, annotavo ogni azione, pensiero, dolore, o piccolo progresso.

Gesti semplici che mi aiutarono, però, a comprendere quante paure, resistenze, pensieri negativi formulassi durante il giorno.

Il mio subconscio era programmato per vedere solo nero, per inibirmi, per tenermi perennemente in un limbo.

Vedevo solo il lato negativo delle cose, delle persone e soprattutto di me stessa.

Provvidenziale fu l’intervento di Vittoria: dovevo riprogrammare, riformulare i miei pensieri.

Si ma… Come?

Annotando i pensieri negativi e volgendoli al positivo. Non fu semplice, non lo fu per niente.

Ma poi, vidi che, piano piano, la lista dei pensieri negativi si faceva sempre più corta. Ecco, avevo raggiunto un piccolo traguardo, che per me fu l’ennesimo stimolo per non mollare e per andare avanti.

frase sulla realtà

Come ritrovai l’autostima?

Ad un certo punto arrivò il momento di occuparsi dell’autostima. Che lavoraccio!!

Mesi e mesi di lavoro e sentivo di non progredire e di rimanere sempre ferma sul fatto di valere poco e che tutto e tutti fossero migliori di me. Disperazione totale.

Tentavo di fare, ma appena accennavo al minimo movimento, la paura aveva la meglio.

Non riconoscevo in me nessuna dote, nessun talento, non avevo nulla da dare e da dire.

Anche questa volta Vittoria spezzò le catene della paura.

Mi propose di scrivere degli articoli e, anche se all’inizio posticipai e presi tempo dal farlo, mi decisi un bel giorno di iniziare a scrivere.

Le mandai il mio primo articolo e volli che fosse pubblicato sul suo blog in forma anonima.

Arrivò il giorno della pubblicazione.

Ansia. Credevo non sarebbe piaciuto e che nessuno avesse voglia di leggerlo; con mia grande sorpresa scoprii il contrario.

Era piaciuto caspita! Ci presi gusto e scrissi il secondo, sta volta con tanto di firma e foto.

Avevo superato la paura di espormi e la paura del giudizio.

Un altro piccolo passo in avanti.

E fu così che a piccoli passi, mi ritrovai un giorno senza alcun sintomo.

Vittoria mi è stata accanto sempre: ad ogni inciampo e ad ogni caduta trovavo la sua mano, dove faticavo ad arrivare da sola c’era lei che mi camminava accanto con discrezione e immenso amore.

Devo a lei ogni mio traguardo, devo a lei ogni mio sorriso, devo a lei la mia rinascita.

Un anno fa tutto questo era impensabile.

L’incontro con Vittoria e il percorso con lei mi hanno riportato in vita.

Il suo amore, sommato al mio, hanno fatto il miracolo.

Ho curato l’anima e di conseguenza il corpo è riofiorito. Ho dato amore ad ogni piccola parte di me e la fibromialgia sembra un lontano ricordo.

La malattia è andata via, lasciandomi un messaggio forte e chiaro:

”Ho fatto ciò che dovevo, cara Alessandra. Adesso hai compreso il senso del mio essere con te, adesso hai imparato la lezione e posso andare. Ti lascio, te la caverai, ma bada… Tornerò se ti rivedrò commettere gli stessi errori”.

Ogni tanto torna a farmi visita, soprattutto quando perdo di vista me stessa. Lei è lì, si manifesta, ed io le sorrido e la guardo con riconoscenza, riprendendo il cammino.

Se non mi fossi ammalata, non avrei mai potuto prendere coscienza di tutto questo. Se non mi fossi ammalata non sarei stata in grado di fare esclusivamente il mio bene.

Nulla accade per caso, se non per condurci al bene.

La vita è straordinaria, anche quando pensiamo che non lo sia!!!

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