Una nuova testimonianza davvero d’ispirazione quella di questa donna che ha deciso di rimanere anonima raccontando la sua esperienza e il suo percorso per uscire dalla depressione che l’ha accompagnata per molti anni.

La sua storia sono certa possa essere spinta motivazionale per molte persone, per questo ho voluto proporla nel mio blog. Ti ricordo che puoi lasciare un commento o condividere l’articolo.

numero unoCosa ha scatenato la depressione?

La mia depressine si è scatenata in un momento preciso, ricordo esattamente data e ora: il 9 Luglio del 1990 alle ore 18.00. E’ stato il momento in cui sono entrata nella stanza d’ospedale dove era stata appena ricoverata mia mamma per un grave incidente stradale.

In quel momento ho sentito il sangue gelarmi nelle vene.

numero dueQuando hai capito che la situazione non era più sotto il tuo controllo?

Appena tornai a casa dall’ospedale mi sentivo come paralizzata, con la sensazione di non avere più la situazione sotto controllo, di non sapere più come gestire la mia vita, la mia casa, il mio bambino.

Avevo una paura folle di stare da sola, non sapevo cucinare, non sapevo come accudire una casa, avevo paura di non saper fare la mamma del mio bimbo. Tutto questo perché fino ad allora c’era sempre stata una figura che faceva tutto con me e per me, dandomi sicurezza e protezione, gestendo tutto alla grande. Io dovevo solo fare la spettatrice.

Questa persona era mia madre. All’epoca avevo 26 anni, ero sposata da un anno, con un bimbo di due mesi e un tetto sopra la testa, che era la casa dei miei genitori.Avere il coraggio di vivere

numero treCosa pensavi? Cosa ti dicevi? Come ti vedevi?

Le domande più frequenti che mi facevo erano: perché io? Perché mi sento così male? Perché ho questa folle paura che mi rende immobile e mi blocca dentro in casa?

Cercavo di convincermi che fosse solo una depressione post-parto, aspettavo di svegliarmi la mattina seguente e di non aver più nulla. Volevo convincermi di questo ma non accadeva mai, al contrario stavo sempre peggio

Un giorno decisi di chiamare un medico amico di famiglia per cercare di trovare una soluzione al mio problema. Le sue parole le sento ancora oggi rimbombare nella testa: mi disse che avrebbe preferito diagnosticarmi una bruttissima bronco polmonite perché così con 20 giorni di antibiotici sarei guarita, ma per quello che avevo io non poteva darmi un tempo, solo qualche farmaco per alleviare un po’ la mia sofferenza.

Mi prescrisse antidepressivi, che io non presi mai.

numero quattroMi hai anticipato che la depressione ti ha accompagnata per 15 anni, quanto pensi ti sia servita la malattia?

La mia malattia è stata la mia crescita interiore, il percorso che mi ha fatto maturare sotto tutti i punti di vista. Mi ha fatto dire addio alla ragazza viziata e iper protetta che ero stata fino ad allora per diventare una persona autonoma e indipendente.

Prima di quel famoso incidente mia madre mi accompagnava ovunque perché secondo il suo punto di vista era sempre meglio non stare da sola. Quando entrai in depressione smisi di guidare la macchina e mi chiusi dentro casa. Uscire per me era diventato talmente difficile che la soluzione più sensata era non farlo.

La cosa più difficile e invalidante era l’irrigidimento muscolare da quanto stavo in tensione, mentre quando mi alzavo in piedi avevo degli sbandamenti uniti ad un senso di vertigine. Avevo persino paura di tenere in braccio il mio bambino quando stavo in piedi, o di indossare delle scarpe con tacco 12 per le vertigini. Io, con la passione dei tacchi alti da sempre!

Preciso poi che mia madre si ammalò di “Parkinsonismo atipico maligno”, morì dopo quattro anni. Sembra che questo sia stato causato da intossicazione di farmaci.

Nel 1996 mi sembrò di stare meglio e fu proprio in quel periodo che nacque Giorgia. Subito dopo ebbi il crollo totale: dopo il parto infatti persi 24 kg nell’arco di due mesi (ne presi 17 in gravidanza), e arrivai a pesare 43 kg.

Ero diventata l’ombra di me stessa, e iniziarono anche gli attacchi di panico.

La vita che ci passa davanti

numero cinqueCosa ti hanno proposto i medici?

Iniziai la Via Crucis tra psicologi e psichiatri. Uscivo dagli studi sempre più depressa e con prescrizioni sempre più lunghe di farmaci, che puntualmente non prendevo. Avevo due bambini, dovevo essere lucida e presente, cosciente delle mie azioni e attenta a loro, nonostante fossi sempre chiusa in casa.

numero6Cosa è sucesso ad un certo punto? Come hai capito che in te c’erano tutte le risorse necessarie per poter guarire?

Ad un certo punto iniziai a studiare la mia malattia documentandomi e leggendo libri. Cercavo soluzioni possibili per uscire da quel buco nero dove ero sprofondata.

Volevo stare meglio, VOLEVO GUARIRE, lo dovevo a me ed ai miei figli che non meritavano di essere sepolti vivi come me.

Grazie a Gabriella, una mia cara amica, feci un corso organizzato a casa sua dal titolo “Analisi della Matrice Prenatale”, anche se per me era impensabile recarmi in un posto sconosciuto e magari affollato.

Fu una cosa strepitosa: da quel corso emerse come mai io avessi come imprinting la frase “IO NON SONO IN GRADO DI… FARE NULLA, di portare a termine le cose che inizio, di essere autonoma”.

In poche parole io non sono in grado di fare niente da sola.

Cerco di spiegare qui brevemente da dove partiva questa frase: mia madre nei nove mesi in cui aspettava me ha sempre avuto minaccia di aborto e di conseguenza la costante paura di non portare a termine la gravidanza. Questa paura “di non portare a termine” mi è stata stampata in modo indelebile.

Sempre per merito di questa mia amica conobbi un medico omeopata, il quale diventò il mio GURU. Da quel momento iniziai a capire che avevo tutte le capacità e le risorse per poter guarire.

numero7Cos’hai fatto per guarire dalla depressione?Come realizzare un sogno

Ho iniziato a seguire il mio GURU (l’ho sempre chiamato simpaticamente così), il quale mi consigliò dei prodotti omeopatici di sostegno, degli integratori che mi aiutassero a riabilitarmi fisicamente, e i fiori di Bach che mi porto sempre in borsa ancora oggi.

Con lui ho avuto lunghe chiacchierate per focalizzare insieme quali fossero i miei obiettivi e come potevo raggiungerli, senza imposizioni, cercando solo di capire quale fosse il modo migliore per me di realizzarli.

Le parole chiavi erano sempre le stesse: ASCOLTA TE STESSA

Navigando in internet trovai un gruppo di aiuto-aiuto dove ho avuto modo di conoscere persone con la mia stessa malattia e con cui ho avuto modo di confrontarmi. Capivano ogni mio sintomo senza giudicarmi, dandomi consigli e suggerimenti come un semplice “fai una passeggiata e vedrai che tutto passa”. E’ stata un’esperienza fantastica.

L’unica differenza tra me e i miei “colleghi” del gruppo era che loro erano imbottiti di ansiolitici e psicofarmaci, mentre io non ne avevo mai preso uno. Mi chiedevano spesso come facevo a sopportare quel dolore senza farmaci e io rispondevo che la mia forza di volontà era sufficiente.

Ad oggi so che l’unica guarita tra tutti loro sono io.

Non vedevo l’ora che arrivasse il lunedì sera per stare due orette con il mio gruppo, e questo fu per diversi anni, fino a che non iniziai a stancarmi e a non avere più voglia di andarci. Non ne avevo più bisogno.

Saltai qualche serata anche se mi sentivo strana, non capivo cosa mi stesse succedendo.

Chiamai allora il mio GURU, gli spiegai come mi sentivo e che ero molto spaventata dalla strana malattia che mi stava arrivando. Lui molto spontaneamente si mise a ridere e lì per lì mi arrabbiai non poco. Mi disse che la mia strana e nuova malattia si chiamava GUARIGIONE.

Mi ci volle del tempo per riabituarmi a quella nuova sensazione, ma un po’ alla volta iniziai ad uscire di casa da sola, ricominciai a guidare l’auto e finalmente riuscivo anche ad indossare le mie scarpe con tacco 12.

In tutto il mio percorso mi sono state vicino le mie sorelle, mio padre, la mia cara amica Gabriella, alla quale devo tantissimo. Lei era l’unica amica che avevo e con cui riuscivo a confrontarmi grazie alla sua vicinanza, comprensione e competenza. Insomma, ho avuto tutti gli strumenti giusti per potercela fare con le mie forze.

numero8Come stai oggi?

A distanza di undici anni posso dire che sto bene, la depressione è un vecchio ricordo e so per certo che non ci ricadrò più, soprattutto perché in questi undici anni mi sono successe cose molto gravi dove avrei potuto ricaderci con facilità. Ma non è stato così.

numero-9Ci lasci delle riflessioni personali?

Posso solo ringraziare la mia depressione per avermi fatto crescere e diventare la donna che sono oggi. Se non l’avessi avuta magari sarei una donna di 50 anni priva di stimoli, priva di obiettivi e senza volontà.

Al contrario sono molto tenace e se mi pongo un obiettivo lo raggiungo a tutti i costi, magari sbagliando, ma portando avanti fino in fondo quello che ho iniziato.

Il consiglio che posso dare a chi soffre di depressione è di non cadere nella trappola dei farmaci, non aiutano a guarire e creano solo dipendenza. Piuttosto guardate dentro di voi, meditate, cercate di capire il motivo per cui vi sentite in quel disagio, non smettete di cercare persone che possano aiutarvi nel cammino dell’autoguarigione.

Ci sono alternative senza controindicazioni ai farmaci, che non creano dipendenza.

Inoltre una cosa molto importante per questa patologia è avere vicino delle persone che hanno fiducia in voi, che vi sostengano piuttosto che criticarvi, che vi stimolino a cercare una soluzione, come un marito (io lo avevo ma ha preferito starmi lontano e farsi la sua vita parallela), un’amica, una sorella o un fratello, o magari un grande papà come ho avuto io, non a caso si chiama Angelo.

freccia-giuRingrazio Paola per la sua testimonianza, se ti è piaciuto l’articolo non dimenticarti di condividerlo sui canali social o di lasciare un commento qui sotto. Iscriviti alla Newsletter compilando il form che trovi qui sotto, ogni settimana consigli motivazionali, suggerimenti e novità per vivere la vita che hai sempre sognato!