La fibromialgia si può manifestare in mille modi diversi, può insorgere a qualsiasi età e per i motivi più svariati, produce per ognuno differenti sintomi e disagi.
Anni di lavoro accanto a chi soffre di questa patologia mi hanno però permesso di osservare quante caratteristiche accomunino le persone che ne sono affette, fino ad arrivare a spingermi a stilare un vero e proprio identikit di un fibromialgico.
È incredibile come tutte le persone che a me si sono rivolte in cerca di aiuto per superare così tanta sofferenza si ritrovino a formulare gli stessi pensieri, ad adottare gli stessi comportamenti, ad affrontare le stesse problematiche ed a gestire le stesse difficoltà con le stesse metodologie ed atteggiamenti.
Nella maggioranza dei casi il fibromialgico è una persona estremamente sensibile, vale a dire molto ricettiva agli stimoli esterni e incapace di mantenere un atteggiamento sufficientemente distaccato da ciò che gli accade.
Questo genera reazioni emotive che spesso risultano di difficile gestione e che, non trovando la giusta via di scarico, rimangono letteralmente intrappolate nel corpo, generando spesso disturbi che possono poi sfociare in vere e proprie patologie.
Rabbia repressa, lacrime non versate, punti di vista mai espressi o sensi di colpa si affiancano spesso ai classici sintomi della fibromialgia.
Questi comportamenti sono segnale di una bassa autostima, tipica di chi sente di non valere nulla, di non essere mai all’altezza delle situazioni, che frequentemente si rapporta e confronta con gli altri, giudicandosi sempre inferiore ed incapace.
Non di meno il fibromialgico tende a colpevolizzarsi e si sente terribilmente in difetto qualora non riesca ad ottenere l’altrui approvazione, che costantemente cerca in maniera direi quasi spasmodica.
Atteggiamento numero 1: mancanza di autostima
È evidente che chi non ha stima e rispetto di sé sia convinto che il suo “valore” sia misurabile in base al numero di persone che gli dimostrano affetto.
Per questo ogni suo comportamento è mirato a compiacere chi gli sta accanto, senza mai permettersi di contraddire o di essere dissonante con gli altri. In questo modo non si consente mai di esprimere il proprio sentire, non sa dire mai un “no”, è sempre accondiscendente, arrendevole, è disposto a sacrificare sempre il proprio punto di vista, pur di non deludere.
Perché deludere qualcuno vuol dire rischiare di perderlo.
E l’esperienza della perdita e/o del distacco è una delle cose peggiori che un fibromialgico teme di poter sperimentare.
È terrorizzato all’idea di rimanere solo, per questo è disposto ad indossare molte maschere con l’intento di nascondere il proprio disagio, la propria sofferenza, il proprio malessere.
Fingersi ciò che non si è, sforzarsi di adempiere a qualsiasi invito o richiesta da altri rivolta, quando in realtà ciò non corrisponde al proprio desiderio o intento, richiede non solo uno spreco enorme di energia, ma, ancora una volta, ci costringe a rinchiudere la nostra Essenza dentro una prigione senza mai darle modo di manifestarsi.
Non credo ci sia torto peggiore di questo che ci si possa rivolgere! Chi è stato colpito da fibromialgia molto spesso ha adottato per un lunghissimo periodo di tempo un atteggiamento di “evitamento” nei confronti della vita.
Leggi anche l’articolo sul “Come superare la paura del giudizio, la storia di Stefano”, cliccando qui.
Si è quindi sempre comportato con il solo fine di evitare giudizio, dolore, sofferenza, situazioni litigiose, scomode o stressanti. Ha sempre avuto quindi un atteggiamento passivo e mai propositivo, mirato soprattutto a tenersi lontano da tensioni e a trovare una sorta di equilibrio.
Ma per cercare un equilibrio, che in realtà per noi esseri umani può essere solo illusorio, si rinuncia a vivere la propria esistenza. Alle domande:
“Cosa ti rende felice?”, “Cosa ti piace fare nella vita?”, “Cosa ti piacerebbe realizzare?”, un soggetto fibromialgico rimane completamente stupito dal non sapere dare alcuna risposta.
Sa benissimo cosa non vuole, ma non sa cosa desidera!
Quelli che ho appena elencato sono gli atteggiamenti e le modalità che, se reiterati nel tempo, possono portare ad una diagnosi di fibromialgia, ricevuta la quale scattano tutta un serie infinita di paure che generano una sorta di vero e proprio panico per l’incapacità di saper gestire così tanta sofferenza.
Perché il nostro è un dolore fisico talmente cronico ed invalidante da scatenare tutta una serie di disturbi a livello psicologico che molto spesso portano dritti dritti ad uno stato depressivo, ancor più pericoloso dei disturbi fisici che ci accompagnano.
Atteggiamento numero 2: sentirsi incompresi
La prima difficoltà con cui ci si raffronta è il fatto di sentirsi incompresi. Perché spesso il nostro aspetto rimane quello di una persona “in buona salute” in quanto il dolore che ci attanaglia i muscoli in realtà non lascia segni evidenti nel corpo.
Veniamo quindi spesso scambiati per scansafatiche, malati immaginari, soggetti ipocondriaci e giudicati persone pigre o fannullone. A chi di voi non è mai capitato sentirsi rivolgere commenti del tipo
“Dai fai uno sforzo! Tirati su!”, “Smettila di lamentarti e vedi di reagire!”, “Fai qualcosa, anziché stare sempre immobile!”
Questo ha ripercussioni non di poco conto sul fibromialgico che tenderà sicuramente a isolarsi. Incomincerà infatti a declinare inviti che gli vengono rivolti perché sa benissimo quanto per lui sia difficile mantenere degli impegni!
E doversi continuamente giustificare per non riuscire a rispettare gli appuntamenti presi diventa estremamente faticoso, perché chi abbiamo di fronte ancora una volta ci giudica inaffidabile, superficiale, irresponsabile.
È così che anziché liberarci dalle tensioni, continueremo ad accumulare rabbia che irrimediabilmente alimenterà la fibromialgia. Aumenterà anche la sfiducia in sé stessi fino a arrivare a convincersi di meritare tutto questo dolore!
L’isolamento in cui ci si costringe spesso porta ad un altro disturbo molto comune che accompagna questa patologia: gli attacchi di panico che, come se già non bastasse il dolore muscolare, provocano palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, dolore al petto, senso di soffocamento.
Atteggiamento numero 3: rifiuto di situazioni ansiogene
Ed ecco che si crea un meccanismo distorto, per cui il fibromialgico tenderà ad evitare tutte quelle situazioni potenzialmente ansiogene, divenendo schiavo di questo disturbo, e si sentirà incapace di rimanere solo o di uscire di casa senza essere accompagnato.
Questo genera una forte dipendenza dagli altri, dai quali però tende a rifuggire per non mostrare le proprie debolezze.
In tutto questo il fibromialgico assumerà un atteggiamento atto a tenere tutto sotto controllo: tutto infatti diviene una minaccia a quel flebilissimo stato di equilibrio che cerchiamo di raggiungere, ci muoviamo nella quotidianità come un funambolo al quale basta un piccolo spostamento d’aria per cadere nel vuoto.
E anche questo ci priva di quelle poche energie di cui disponiamo. Lo stato d’ansia diventa quindi la nostra condizione abituale, il che vuol dire:
- Avere un sistema nervoso in perenne stato di allarme che manterrà sempre a livelli alti il battito cardiaco, la pressione e la tensione muscolare.
- Il sistema immunitario ne risulta inevitabilmente indebolito.
- Tutti gli organi del nostro corpo saranno costretti a gestire tutte le emozioni che non siamo in grado di rilasciare; non dimentichiamo che, oltre ai muscoli scheletrici, anche l’intestino, lo stomaco ed il colon sono mossi da muscoli. Questa è la motivazione per cui un fibromialgico soffre molto spesso di colon irritabile, difficoltà digestive, gonfiore, diarrea e/o stitichezza.
- Un sistema nervoso costantemente attivo genera disturbi del sonno, per cui si tenderà a rimanere svegli a lungo o comunque a non godere di un sonno ristoratore.
Disturbi così invalidanti che coinvolgono tantissime aree del corpo, unitamente all’incapacità di gestire pensieri che si fanno via via sempre più negativi e pessimisti, genera uno stato di paura costante, che ancora una volta va ad alimentare gli stessi disturbi che continuano a generare paura!
È un cane che si morde continuamente la coda!
Non dimentichiamo poi la frustrazione enorme in cui questa condizione ci fa ricadere: non si è più in grado di fare nulla, persino le azioni più elementari, che un essere umano esegue senza nemmeno rendersene conto, diventano per noi una fatica enorme!
Restiamo quindi tagliati fuori da qualsiasi attività sociale e questo isolamento forzato e non certo voluto ci rende privi di qualsiasi motivazione o intenzione per agire qualsiasi cosa!
Atteggiamento numero 4: lamentarsi e arrabbiarsi come valvola di sfogo
Ritrovarsi soli a gestire una situazione di tale portata, se prolungata sul lungo termine, è davvero difficile. Ci troviamo così a essere estremamente rabbiosi, nervosi, in preda alla voglia di urlare e di spaccare qualsiasi cosa ci capiti sotto tiro, pronti ad imprecare o insultare chi si trovi davanti a noi, creando così ancora maggior vuoto tra noi ed il resto del mondo!
È l’unico modo che abbiamo per mostrare il nostro dolore e la nostra disperazione, nella speranza che tutto questo venga percepito da chi ci è accanto come una richiesta di aiuto che non sappiamo più come chiedere!
Le nostre lamentele sono una valvola di sfogo e non servono certo per istigare, cercare il litigio o dare noia agli altri. È il segnale che ormai siamo davvero esausti e non sappiamo più come uscirne.
D’altro canto ci rendiamo perfettamente conto di divenire insopportabili e di essere ingestibili; questo genera in noi un terribile senso di colpa perché spesso il nostro atteggiamento è causa dell’allontanamento del nostro partner o della perdita del nostro lavoro.
Purtroppo chi sperimenta e condivide con noi quello che non esito a definire un dramma, spesso non sa come aiutarci e noi non sappiamo come chiedere aiuto.
È difficile, per chi non si è mai trovato nelle nostre condizioni, capire come sia possibile che una persona con una diagnosi di fibromialgia abbia voglia di buio e due secondi dopo richieda la luce, oppure stia ascoltando musica e subito dopo pretenda silenzio o, ancora, che abbia voglia di uscire e al momento di varcare il cancello di casa ci ripensi e desideri tornare a sdraiarsi nel suo letto.
Abbiamo sbalzi d’umore frequenti ed improvvisi che non sappiamo gestire e che chi ci circonda scambia per “capricci” o ripicche o immaturità.
Ecco che ci sentiamo così responsabili del vero e proprio deserto che creiamo intorno a noi; i parenti cominciano a farti visita con sempre maggior rarità, gli amici stentano a farsi sentire, i colleghi iniziano a lamentare quanto le tue lacune sul lavoro ricadano su di loro, e il tuo partner minaccia con sempre maggior frequenza di andarsene di casa.
Atteggiamento numero 5: il vittimismo del Fibromialgico
A questo punto scatta, spesso inconsapevolmente, un altro atteggiamento che il fibromialgico mette in atto per forza della disperazione: comportarsi e agire come vittima. Così facendo otterrà molti vantaggi: indulgenza, ascolto, affetto e protezione.
Tutti elementi che, per chi è in una situazione così invalidante sotto ogni aspetto, possono rappresentare l’unica via di sopravvivenza. In realtà non ci rendiamo conto che, ancora una volta, non stiamo andando nella giusta direzione per fare passi lontano dalla sofferenza.
Leggi anche l’articolo “Ho paura di tutto! Ti svelo la chiave per uscire da questa gabbia”, cliccando qui.
Ci sentiamo come un cane, sofferente ed incattivito, rinchiuso dentro una stretta gabbia, che per disperazione continua a roteare intorno a sé, a ululare e abbaiare in cerca di aiuto, disperdendo così progressivamente ogni energia e arrendendosi a una condizione ormai insopportabile.
L’identikit di un fibromialgico che vi ho appena descritto ha l’intento di farvi capire quanto io abbia sperimentato tutto ciò che anche voi che mi leggete state provando sulla vostra pelle!
Conosco il dramma che state vivendo, e proprio per questo ho scelto di mettermi a disposizione per aiutarvi ad affrontare tutto questo! In realtà una via d’uscita esiste!
Una porticina che ci permetta di sgattaiolare fuori da quella gabbia in cui ci sentiamo rinchiusi c’è!
Eccome se c’è!
Bisogna solo mettersi in gioco, armarsi di tantissima pazienza, coraggio, amore e dedizione verso sé stessi, essere disposti ad abbracciare il cambiamento radicale che inevitabilmente riguarderà ogni comparto della propria vita!
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Ho trovato le informazioni presenti in questa pagina interessanti . Al momento sto facendo degli accertamenti per capire la natura del mio malessere. Alcuni sintomi coincidono, tuttavia, mi chiedo se i dolori che accuso non fortissimi dipendono dalla mia soglia iniziale di dolore. Io sopporto il dolore di solito. E l’insonnia non l’ho mai percepita…
Tutto quello che ho letto è tutta la verità che ho sempre saputo
Purtroppo per me il cambiamento sarebbe davvero drastico e non saprei in tal caso come riuscire ad andare avanti
Quindi la mia è un accettazione passiva e dolorosa
Sono una paziente affetta da fibromialgia da più di 20 anni..continuo a lottare..e a combattere questa mia malattia con grande senso di impotenza, ma pur sempre con enorme pazienza.Ho fatto un grande lavoro sulla mia persona..e ancora lo faccio giorno dopo giorno x mantenere la stima di me stessa.Risultati :positivi.La malattia rimane, ma riesco a gestirla con l’aiuto di farmaci e con grande voglia di lottare!!
Tutto vero però l’unica cosa che nn mi appartiene è vittimismo,forse perché avendo altre patologie ho sempre cercato di farmi vedere forte anche se dentro di me avrei voglia di esplodere
Grazie per questo articolo, sono anni che soffro e sono talmente esausta che non ho parole da aggiungere. Ogni cura, ogni medico che vedo, ogni soluzione sembra vana.
Soffro di fibromialgia da parecchio tempo. La cosa è stata progressiva e senza rendermene conto mi sono ritrovata ad avere dolori dappertutto. Nell’articolo mi sono rivista completamente nei comportamenti e nella descrizione della persona affetta da questa patologia. Mi consola almeno essere compresa e non trattata come un malato immaginario.
Mi sono ritrovata tantissimo nell’identità del fibromialgia e vorrei approfondire l’argomento
Sono da tempo sofferente di fibromialgia a cui si è aggiunta artrite psoriasica. Mi sono ritrovata in ogni aspetto descritto, sembra la mia storia con l’aggiunta che ho sofferto un lutto molto importante che mi ha aiutato a rimanere attanagliata da questa malattia. Spero di farcela con i suoi consigli
Mia foglia è affetta da fibromalgia e cerco di leggere articoli che ne parlano.
Ho trovato molto interessante quello appena letto.
Tim di medici in Sardegna sud per poter
curare il mio corpo grazie
Io vivo da più di 30 anni in quella gabbia, costruita su misura!
I dolori provocati dalla Fibromialgia sono tremendi ma io ho la soglia del dolore alta e cerco di sopportarli ma purtroppo altri dolori lancinanti sono portati dalla spondilite e purtroppo avendo più di una trentina di viti e barre al titanio per supportare le mie vertebre che si fratturano senza fare forzi ma solo movimenti sbagliati. Sono stufa di vivere.
Buongiorno, sono un soggetto affetto da fibromialgia, ho letto l’articolo e non posso fare a meno di dissentire quasi su tutto quello che ho letto! L’unica cosa sulla quale trovo un’assonanza è la sensibilità estrema che in effetti fa si che tutti i dispiaceri del mondo vengano vissuti come personali, ma a parte questo, per quanto mi riguarda non c’è nulla che mi rispecchi anzi io sono l’esatto opposto. Mi dispiace trovare spesso queste etichette per una malattia che se non vissuta non si può capire perchè non si può spiegare.
Emanuela Rocco
Che posso dire,che non sono come una volta,che sto malissimo ogni giorno l’unica cosa è che soffro molto