Nel rapporto medico-paziente quale ruolo e significato dovrebbe assumere il paziente?

Vi lascio all’articolo di Elsa Veniani, che ci espone una nuova prospettiva sul ruolo attivo o passivo che il paziente e il medico hanno rispetto alla malattia.

<<Vi siete mai soffermati sul significato del termine “paziente”?

Di fronte a questa domanda viene naturale chiedersi che importanza possa avere andare ad indagare il senso della parola con cui vengono comunemente chiamati coloro che sono affetti da una patologia.

Eppure, se vogliamo cambiare prospettiva rispetto alla malattia, dobbiamo partire proprio dal significato delle parole, dato il peso che rivestono soprattutto nell’ambito della relazione medico-paziente, come ho avuto modo di illustrare nell’articolo precedente.

Clicca qui e rileggi l’articolo: quanto pesano le parole nella diagnosi di Fibromialgia?

La parola “Paziente” deriva dal verbo latino patire, quindi sta a indicare colui che sa sopportare la sofferenza.

Questo mi rimanda a un senso di fatica enorme, mi costringe ad assumere il ruolo di vittima che è stata colpita da un destino avverso come può essere quello di aver contratto una malattia e mi svuota di ogni potere personale. 

Se invece vi dicessi che “paziente” sta ad indicare colui che esercita la pazienza, intesa non come sopportazione o rassegnazione, bensì come capacità di sapersi muovere all’interno dell’esperienza della malattia con determinazione, guidati dal cervello del cuore, che sa avere incrollabile fiducia nella vita e che sa riconoscere in questo viaggio una grandiosa opportunità per poter accedere all’infinito che siamo e del quale proprio la malattia è venuta a renderci consapevoli, quali emozioni suscita in voi?

Come vi fa sentire l’idea che una malattia non ha il ruolo di annientarvi, bensì quello di invitarvi a danzare la vita muovendo i vostri passi, con le vostre uniche e irripetibili peculiarità?

Mi rendo conto che questo stravolgimento di prospettiva non sia un passaggio facile da attuare, ma è proprio questo radicale cambio di prospettiva a farci abbandonare il ruolo di vittima e a restituirci il nostro personale potere per attivare un processo di guarigione. 

sole e spighe

La differenza tra ruolo attivo e passivo

Accompagnarvi in questa transizione di significato e di successiva azione dovrebbe essere compito del medico, il quale invece spesso si limita a comunicare una diagnosi in modo frettoloso, che è ben diverso da tempestivo, e a consegnarvi un protocollo standard di cura che non tiene in minima considerazione l’unicità della singola persona.

Questo non significa che i protocolli medici non vadano seguiti; ognuno ha ovviamente diritto ad affidarsi alle cure che ritiene opportune.

Quello su cui voglio porre la vostra attenzione è il ruolo decisamente attivo che il paziente deve entrare nell’ottica di avere, al di là delle cure mediche che si scelgono di adottare.

Quando riceviamo una diagnosi di malattia siamo subito portati ad agire un ruolo passivo, affidando le nostre speranze di guarigione a qualcosa che ci venga consegnato dall’esterno, quale un farmaco, un trattamento o un intervento.

Ben vengano gli aiuti esterni, ma ricordate che la guarigione è un processo che parte dall’interno di noi stessi.

Il primo passaggio da attuare è quello di divenire curiosi!

Sì, curiosi della vita, di sapere come funzioniamo, di conoscere quale ruolo hanno le emozioni e i pensieri sul nostro corpo, di capire quanto le relazioni che creiamo possano influire sulla nostra esistenza.

Ma anche curiosi di comprendere quanto azioni come la preghiera, il perdono o la gratitudine abbiano la capacità di innescare processi di cambiamento molto profondi. 

E poi di imparare ad ascoltare il sentire del cuore, che molto spesso è ben lontano da quello della mente, perché questo diviene un atto indispensabile per portare a compimento la nostra unicità.

Guarire non è eliminare una malattia, è iniziare un viaggio di scoperta!

Se non entriamo in questa nuova ottica, perderemo la grandissima opportunità di attuare quello che la malattia, a mio avviso, è venuta a chiederci: un cambiamento!

Vi lascio al mio video di approfondimento su questo tema:

Personalmente ho vissuto la Fibromialgia come fosse un enorme macigno che ha sbarrato la strada che avevo scelto di percorrere. Non avete idea di quanta energia io abbia sprecato per cercare di eliminare quell’ostacolo lungo il mio cammino, accompagnata da un senso di rabbia, paura e frustrazione, misto ad un odio profondo per la vita che mi aveva riservato così tanto dolore.

Ho preso quel macigno a picconate per ridurlo in pezzi, ho cercato di scalarlo e di scavare un tunnel per poter proseguire oltre, impiegando tutte le mie forze con l’unico ostinato intento di voler andare avanti dritta per la mia strada.

L’incontro con due professioniste straordinarie, la Dottoressa Erica Francesca Poli e Vittoria Diamanti, mi ha reso evidente quanto quel macigno, che nel mio caso prendeva il nome di Fibromialgia, non era una punizione o un dispetto che la vita mi aveva riservato per colpa di chissà quale destino avverso.

Il suo messaggio era ben diverso:

Elsa, la strada che stai percorrendo, dettata dalla paura, dal giocare in difesa, dall’attitudine ad agire in evitamento e guidata dalla tua instancabile razionalità, non è la tua strada! Non è la strada che permette di portare a compimento la tua unicità!

In quell’esatto istante è iniziato per me un viaggio! Un viaggio di conoscenza, di studi, di letture, di ricerche, di approfondimenti, di seminari e conferenze, mosso da un profondo desiderio di andare ad indagare la vita e le relazioni che sottende con il Tutto che ci circonda.

La curiosità mi ha spinto a sperimentare tutto ciò che prima della malattia non avrei mai pensato anche solo di prendere in considerazione.

acqua e cielo

Sono andata oltre il giudizio, oltre ogni limite che mi ero imposta, oltre ogni limitata prospettiva che avevo scelto come unica possibile.

Mi si è aperto un mondo! Un mondo dove la protagonista sono io! Non la malattia! Non ciò che mi accade!

Certo questo presuppone una ulteriore assunzione di consapevolezza: assumersi la responsabilità di ciò che vogliamo essere e divenire.

E per fare questo occorre incominciare a sentire! Sentire con il cuore, non con la mente, ciò che siamo, ciò che desideriamo, ciò che vogliamo lasciare in dono della nostra unicità in questo mondo. 

Capite quindi che la malattia non ci sta chiedendo di fermarci lungo il cammino, in attesa che qualcuno o qualcosa la risolva per poter proseguire. Tutt’altro!

Ci sta chiedendo di assumere quel ruolo attivo e consapevole che ci consenta di prendere in mano le redini della nostra esistenza e lasciarci condurre dalla nostra Anima là dove è bene che vada.

È proprio questo uno degli argomenti di cui tratta il libro “Relazione medico-paziente, curarsi è una scelta” e del quale avremo modo di parlare durante la presentazione del libro che si terrà il 03/09/22, alle ore 16, a Valmadrera (LC), presso la sala auditorium del Centro Culturale Fatebenefratelli. >>

Per maggiori informazioni sull’evento vi invito a contattare Elsa Veniani direttamente su Facebook, cliccando qui o sul banner qui sotto!

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